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Crociato rotto: carriera iniziata!

Ci sono storie nello sport che hanno fatto letteralmente impazzire milioni di appassionati. Alcune di queste storie racchiudono anche i momenti difficili di uno sportivo, come succede quando accade di farsi male.

Purtroppo non sempre le cose vanno bene. Calciatori famosi hanno dovuto chiudere una carriera ricca di successi a causa di infortuni avvenuti sul campo di gioco. Marco Van Basten dovette ritirarsi a soli 30 anni, dopo aver vinto praticamente tutto, per ripetuti infortuni alla caviglia. Gigi Riva concluse la carriera a 31 anni a causa di una grave lesione all’adduttore, lasciando un’impronta indelebile nella memoria dei tifosi della Nazionale e del Cagliari.

Marco Van Basten, attaccante del Milan 1987-1995
Marco Van Basten, attaccante del Milan 1987-1995
Riva alla finale dei Mondiali del 1970
Riva alla finale dei Mondiali del 1970

Alcuni infortuni, però, sembrano essere messi lì dalla sorte come per esaltare le prodezze di un campione, come per dimostrarne la capacità quasi eroica di superarli e tornare a entusiasmare il pubblico anche più di prima. Tutti ricordano il rientro di Roberto Baggio con la maglia del Brescia a soli 77 giorni da quell’infortunio che gli provocò la lesione del legamento crociato anteriore. Pochi minuti dopo l’ingresso in campo Baggio segnò una delle sue ‘perle’. Grazie a una ripresa stupefacente Baggio seppe regalare ancora tante emozioni agli appassionati di calcio fino alla fine di una splendida carriera.

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Esempi come questo hanno lasciato i tifosi a bocca aperta e accresciuto l’ammirazione di campioni già amatissimi. Il pubblico attonito si è reso conto anche dei progressi fatti dalla medicina. Si domanda stupito come sia possibile che un infortunio che solo alcuni decenni addietro stroncava la carriera di uno sportivo, oggi possa essere superato in tempi record.

Le lesioni del legamento crociato anteriore sono diventate proprio l’emblema di questo tipo di infortuni.

Il crociato anteriore (LCA) è sicuramente il più noto legamento del ginocchio, un’articolazione molto complessa e ricca di legamenti. Esso ha la funzione di limitare il movimento di traslazione e rotazione della tibia rispetto al femore. Costituisce inoltre una struttura fondamentale nel garantire la stabilità dell’articolazione.

rottura lcaDopo una lesione del LCA, il ginocchio diviene instabile, cioè ‘cede’ in particolari posizioni sotto il peso del corpo.

La rottura del crociato si osserva generalmente a causa di un trauma distorsivo. Classico è il caso in cui il piede rimane bloccato al suolo mentre il ginocchio effettua un movimento di torsione. Si può percepire un ‘crack’, o un ‘pop’, e un intenso dolore. Il ginocchio si gonfia e il dolore può aumentare nelle ore successive a causa del gonfiore. In alcune situazioni tuttavia, se la lesione è isolata, il dolore può essere lieve e l’individuo può anche rialzarsi e camminare.

A questo proposito fu eclatante il caso di Paul Gascoigne. Durante la finale di coppa d’Inghilterra (dove ne aveva fatte di tutti i colori), ‘Gazza’, come era soprannominato, fa un intervento ‘dei suoi’ in scivolata e si rompe il crociato anteriore. Non se ne accorge! Si alza, va in barriera, il Nottingham segna su punizione, e mentre gli avversari festeggiano lui si accascia al terreno vinto dal dolore.

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Naturalmente non solo i grandi atleti si rompono il crociato. Anzi è una lesione piuttosto comune negli sportivi amatoriali. Sono particolarmente a rischio i cosiddetti ‘sportivi della domenica’, coloro che praticano attività sportiva saltuariamente e non sono fisicamente preparati a determinati traumi. Per questi soggetti il rischio non è quello di mettere a repentaglio una carriera sportiva, quanto piuttosto quello di avere un ginocchio instabile che con il passare degli anni è sottoposto a ‘usura’ precoce, che sfocia in artrosi.

Dopo traumi di questo tipo in genere si finisce in Pronto Soccorso oppure dall’ortopedico di fiducia. La diagnosi di una lesione del LCA richiede l’esame clinico da parte dell’ortopedico e l’utilizzo della risonanza magnetica. Le indagini diagnostiche possono evidenziare una lesione del LCA isolata, oppure facente parte di un quadro più complesso che comprende lesioni dei menischi o di altri legamenti.

È piuttosto noto che una lesione completa del LCA richiede la ricostruzione chirurgica. Infatti il LCA ha basse capacità di guarigione spontanea. Queste sue proprietà hanno scoraggiato nel tempo i tentativi di riparazione chirurgica diretta, destinati a un altissimo tasso di fallimenti.

Oggi abbiamo a disposizione numerose tecniche di ricostruzione, ciascuna con le sue peculiarità, ma tutte hanno in comune l’utilizzo di un ‘trapianto’ tendineo in sostituzione del LCA lesionato.

Tutte le tecniche oggi utilizzate sono tecniche artroscopiche, cioè si avvalgono di mini-incisioni e dell’uso di telecamere a fibre ottiche per ispezionare il ginocchio al suo interno e per guidare fisicamente l’intervento. I trapianti utilizzati possono essere ‘donati’ dal paziente stesso (tendini gracile e semitendinoso, o tendine rotuleo) o provenienti da cadavere (tibiale anteriore, tendine achilleo, tendine rotuleo).

Fissazione LCA ricostruito con viti a interferenza
Fissazione LCA ricostruito con viti a interferenza

Durante l’intervento il trapianto viene fatto passare attraverso dei tunnel appositamente scavati nella tibia e nel femore per fargli raggiungere la stessa posizione occupata dal crociato originario. Poi viene fissato con viti a interferenza, o con chiodini riassorbibili.

Le possibili lesioni associate, come le lesioni ai menischi o alla cartilagine, vengono trattate durante lo stesso intervento, sempre con l’ausilio dell’artroscopia.

Gli interventi attuali sono frutto di un’evoluzione costante che ha attraversato gli ultimi 40-50 anni e che ha apportato continui miglioramenti. La durata di ospedalizzazione si è ridotta notevolmente rispetto a un tempo e il paziente si può muovere subito. È stato abbandonato l’uso degli apparecchi gessati nei giorni dopo l’intervento. Inoltre il carico sull’arto operato viene concesso fin da subito nella maggioranza dei casi.

Gli accelerati protocolli di riabilitazione attuali contemplano la possibilità di camminare con le stampelle fin dal giorno dopo l’intervento chirurgico, e raggiungere una buona mobilità nel giro di pochi giorni o poche settimane. Il paziente è in grado di abbandonare le stampelle dopo 3-4 settimane dall’intervento e può iniziare il potenziamento muscolare molto precocemente.

Per un soggetto relativamente sedentario che fa un lavoro poco impegnativo dal punto di vista fisico, o per uno studente, il ritorno alle normali attività quotidiane può avvenire nel giro di 20-30 gg.

Fantozzi alla partita scapoli-ammogliati
Fantozzi alla partita scapoli-ammogliati

Allo sportivo amatoriale si raccomanda un graduale programma di potenziamento muscolare da portare a termine nel giro di 6 mesi, dopo il quale si può riprendere l’attività sportiva.

Per lo sportivo professionista come abbiamo visto i tempi possono essere notevolmente ridotti e dipendono anche dal modo in cui risponde l’atleta. Comunque è bene sapere che il ginocchio non è biologicamente pronto prima dei canonici 6 mesi e il rientro precoce espone a un rischio di recidiva molto elevato.

Una questione tutt’ora aperta è fino a che età è indicata una ricostruzione del crociato. Il problema merita alcune considerazioni. Come abbiamo visto se la lesione del LCA è isolata, il ginocchio può funzionare bene lo stesso, a volte anche immediatamente dopo il trauma. Allora perché ricostruirlo?

I motivi principali sono 2.

  • Per rendere il ginocchio più stabile: questo vale in particolare per lo sportivo (professionista o no), che chiede al ginocchio il massimo delle prestazioni
  • Per evitare un eccessiva (o precoce) usura del ginocchio: questo vale per il paziente giovane in generale, anche se su questo punto ancora si dibatte.

Ne consegue che il soggetto anziano, quasi sempre, non rientra nei casi appena descritti. Inoltre pare che il ginocchio già molto usurato risenta negativamente di una ricostruzione del crociato. Quindi bisogna valutare da caso a caso.

Non esiste un limite di età ben definito. Dall’esperienza clinica possiamo dire che questo cade nella quasi totalità dei casi tra i 40 e i 50 anni. Per fare un esempio del tipo di variabilità di questi casi possiamo dire che un 40enne con un ginocchio già compromesso non è un candidato ideale per ricostruire il crociato, mentre lo potrebbe essere un 50enne sportivo che ha (crociato a parte) un ginocchio in buone condizioni.

Come sempre in medicina, è una questione di buon senso.

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