Instabilità rotulea, una questione di equilibrio.

Instabilità rotulea, una questione di equilibrio.

Quando tutto è al posto suo, le cose vanno sempre bene. Per il ginocchio questo è poco ma sicuro, in particolare per la rotula. Se essa si muove correttamente all’interno del solco formato dalla parte anteriore del femore (troclea femorale) il ginocchio può fare il suo dovere e permettere di camminare, correre, sedersi, stare in piedi, muoversi facilmente. Se la rotula va fuori posto  queste semplici attività possono risultare impossibili.

Cause

La rotula collega i muscoli della coscia (quadricpite femorale) alla tibia per mezzo di due robusti tendini, il tendine quadricipitale (sopra la rotula) e il tendine rotuleo (sotto la rotula). Quando il ginocchio si flette o si estende la rotula viene tirata in alto o in basso, essa è come ‘sospesa’ tra i tendini che collegano la coscia alla gamba.

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Il femore, nella sua parte finale, ha un solco al suo davanti, detto troclea femorale. Questo solco accoglie la rotula e ne guida i movimenti. In un ginocchio normale la rotula si incastra perfettamente sulla troclea femorale. Ma in alcuni casi questo solco può essere asimmetrico, o troppo poco profondo. In questi casi la rotula è meno contenuta al suo interno.

Schermata 2016-04-01 alle 16.35.41Vi possono essere inoltre delle condizioni in cui vi è uno squilibrio di forze tra i muscoli e i tendini che si attaccano alla rotula. In queste situazioni la rotula può deragliare parzialmente nei movimenti del ginocchio, oppure,  a volte per dei movimenti di torsione più ampi del solito, può anche scivolare all’esterno fino a dislocarsi completamente.

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Si parla quindi di instabilità rotulea, una condizione che consiste in una predisposizione della rotula a fuoriuscire dal suo percorso normale durante i movimenti del ginocchio e a lussarsi completamente o parzialmente (sub-lussazione).

Se sussistono queste condizioni talvolta un trauma diretto, anche per una banale caduta, può far lussare completamente la rotula.

I soggetti più frequentemente interessati da questi fenomeni sono le ragazze o le giovani donne, e le persone che hanno una lassità legamentosa costituzionale (cioè quei soggetti che hanno per motivi genetici i legamenti più elastici della norma).

Diagnosi

L’esame clinico, da parte di uno specialista ortopedico, fornisce gran parte delle informazioni che servono per stabilire se la rotula è instabile o no. Il medico può far camminare il paziente e chiedere di flettere il ginocchio o contrarre la muscolatura in diverse posizioni. Alcuni test speciali permettono di osservare meglio il movimento della rotula durante l’arco di flesso-estensione del ginocchio. A volte vengono effettuate delle misurazioni per osservare l’allineamento dell’intero arto.

Le radiografie sono spesso raccomandate per osservare la conformazione ossea e l’allineamento globale del ginocchio e della rotula.

La risonanza magnetica può essere prescritta per osservare lesioni legamentose o problemi cartilaginei, spesso concomitanti e dovuti direttamente o indirettamente all’instabilità rotulea.

Con la TAC è possibile effettuare degli studi che permettono di stabilire l’allineamento della rotula nei confronti dell’intero arto inferiore. In questi casi sono necessari alcuni software dedicati che integrano le immagini tra loro e permettono di eseguire le opportune misurazioni.

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Esempio di esame TAC per lo studio dell’allineamento rotuleo

Trattamento

Se la rotula si è completamente lussata, la prima cosa da fare è rimetterla al suo posto. Questa manovra si chiama ‘riduzione’. A volte essa avviene spontaneamente appena dopo il trauma, riprendendo a muovere il ginocchio. Altre volte è necessaria una apposita manovra da parte del medico.

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Manovra di riduzione di una lussazione rotulea

Una lussazione della rotula può danneggiare la cartilagine sottostante e, nel tempo, essere causa di artrosi e dolore. La chirurgia artroscopica spesso permette di trattare questi problemi, grazie alle tecniche di rigenerazione cartilaginea.

Se la rotula è solo parzialmente dislocata o instabile, cioè deraglia momentaneamente ma ripetutamente durante l’arco di flessoestensione del ginocchio, il medico può consigliare trattamenti non chirurgici he comprendono l’uso di tutori e un programma di esercizi mirato per rinforzare quei muscoli che mantengono la rotula in sede.

È spesso consigliata la bicicletta o la cyclette. Tra i tutori di ginocchio, vengono consigliati quelli che permettono di stabilzzare la rotula con appositi cinturini e pressori. Un programma di esercizi ben fatto dovrebbe durare almeno 3-4 mesi e può permettere il ritorno completo a tutte le attività.

 

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Alcuni esercizi aiutano a potenziare i muscoli che mantengono la rotula in asse

Purtroppo la terapia fisica non sempre è risolutiva. Nei casi in cui l’instabilità persiste questa può essere affrontata chirurgicamente.

Per esempio, è possibile riallineare la rotula ritensionando alcuni tendini e legamenti che aiutano a mantenere la rotula in asse e detensionando quelli che invece ne promuovono la lussazione.

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Schema raffigurante un intervento di riallineamento rotuleo, oggi possibile con tecniche artroscopiche

Inoltre è possibile ricostruire quei legamenti che si lacerano nelle lussazioni complete di rotula, o anche riallineare l’intero asse del ginocchio se questo contribuisce a lussare la rotula.

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Schema raffigurante la ricostruzione del legamento femoropatellare mediale

In alcuni casi può essere utile trasporre la tuberosità tibiale anteriore, cioè spostare chirurgicamente quella zona di osso dove si attacca il tendine rotuleo che, come un tirante, può in questo modo riportare la rotula sul suo asse corretto.

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Schema raffigurante la tecnica di riallineamento rotuleo con trasposizione della tuberosità tibiale anteriore

Poichè le cause di una instabilità rotulea possono essere molteplici, queste opzioni chirurgiche spesso vengono combinate tra loro in unico intervento. Molto spesso si tratta di interventi che prevedono una parte in artroscopia e una parte non artroscopica.

Dopo interventi di questo tipo, di solito il ginocchio viene bloccato in estensione per circa 4 settimane e poi sbloccato gradualmente grazie all’ausilio di un tutore articolato. Nella maggior parte dei casi può essere concesso il carico sull’arto operato fin dai primi giorni dopo l’intervento, anche se l’indicazione può variare in base alla complessità dell’intervento.

I tempi per un pieno recupero possono variare da 2 a 6 mesi e sono strettamente dipendenti dal tipo di intervento che si decide di effettuare.

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